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Piccolo glossario finanziario

Piccolo glossario dei termini finanziari della crisi

di Anna Maria Romano CGIL Toscana, Vice-Presidente di UNI-Europa Finance, esperta di problemi finanziari

Cos’è il patto di stabilità? Cosa significa la sua sospensione?
Il patto di stabilità è l’accordo di coordinamento delle politiche fiscali siglato dai paesi europei nel 1992 a Maastricht, in vista dell’unione monetaria. Le regole più famose del patto sono due:

  • il limite del 3% nel rapporto tra deficit e Pil
  • limite del 60% tra debito e Pil.

In circostanze eccezionali però questi tetti – compreso il 3% – si possono sforare. Sebbene con alcuni limiti. Ora anche questi limiti sono saltati per venire incontro ai paesi come l’Italia più duramente provati dalla pandemia.

Cos’è il Mes?
Il MES  (sostituisce il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF), nati per salvare dall’insolvenza gli stati di Portogallo e Irlanda, investiti dalla crisi economico-finanziaria e gestito. Il MES è attivo da luglio 2012 con una capacità di oltre 650 miliardi di euro, compresi i fondi residui dal fondo temporaneo europeo, pari a 250-300 miliardi. In caso di FESF era la Commissione Ue, assieme a Fondo monetario internazionale e Banca mondiale – la famigerata “troika” – a predisporre un programma di aiuto, poi  finanziato dal fondo Salva-Stati, con regole draconiane per gli stati finanziati.

Nell’ottobre 2012 il Fesf venne sostituito dal Meccanismo europeo di stabilità, che ha natura permanente e che può aiutare gli Stati dell’area euro in caso di difficoltà economica. Per farlo può utilizzare una serie di strumenti: prestiti economici, dati in cambio dell’accettazione da parte del Paese aiutato di un programma di riforme concordato; acquisti di titoli di Stato sul mercato primario e secondario; linee di credito precauzionali; prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche; ricapitalizzazioni dirette.
In base al nuovo “memorandum di intesa”il programma di aiuto è molto più blando di quello del vecchio fondo Salva-Stati e non prevede commissariamenti del Paese.

Il Mes invece definisce il programma e lo finanzia al tempo stesso. Tutti gli Stati europei hanno una quota del Mes, in percentuale del loro Pil. L’Italia, con 14,33 miliardi di euro versati e altri 125,4 miliardi sottoscritti, è il terzo contributore, dietro a Germania e Francia. I contributi al Mes sono infatti stabiliti in proporzione al Pil degli Stati e quello italiano è il terzo dell’Eurozona.

La  Bce e cosa sta facendo?
La Banca centrale europea, intesa come sistema europeo delle banche centrali, è intervenuta in tre modi. Primo intervento, con un doppio finanziamento illimitato alle banche: uno senza condizioni fino a giugno a un tasso negativo che può arrivare a -0,25% da usare per rafforzare il patrimonio delle stesse banche, l’altro da giugno 2020 a giugno 2021 sempre alle banche ma con destinazione all’economia reale, ovvero le piccole e medie imprese, a un tasso fino a -0,75%. Il tasso di interesse negativo significa che si prende a prestito una somma e alla scadenza se ne restituisce un po’ di meno.
Il secondo intervento della Bce riguarda il Quantitative easing rafforzato.
Il terzo intervento è il bazooka.

Cosa si intende per Quantitative easing?
Consiste nell’acquisto da parte della Banca centrale europea di titoli del debito pubblico dei paesi dell’eurozona secondo il principio del loro peso come “azionisti” della Bce, peso misurato dalla percentuale del Pil di ciascuno sul totale. La Bce acquista questi titoli sul mercato secondario – dove si scambiano i titoli prima della loro scadenza – per immettere liquidità nel sistema, supplendo alla scarsità in momenti di crisi come l’attuale in cui gli investitori non vendono anzi comprano per restare liquidi. E lo fa materialmente attraverso le banche centrali nazionali. La Bce può comprare anche obbligazioni corporate, ovvero emesse dalle aziende. E bond di istituzioni locali, come i comuni. In questo contesto di pandemia la Bce ha deciso di irrobustire il suo intervento. Lanciando un vero e proprio bazooka.

Cos’è il bazooka?
Al termine del mandato di Draghi, nel novembre scorso, la Bce comprava 20 miliardi al mese di titoli. Il 12 marzo scorso, in piena crisi da coronavirus, la presidente Lagarde ha alzato gli acquisti di altri 120 miliardi di qui fino a fine anno: 15 miliardi aggiuntivi al mese (seconda mossa della Bce dopo il duplice finanziamento illimitato alle banche). Poi, visto l’effetto tutt’altro che rassicurante sui mercati finanziari di questa prima mossa, ha azionato il bazooka vero e proprio: un’arma con una potenza di fuoco notevolissima. Il 18 marzo a mezzanotte – e siamo alla terza mossa messa in campo in pochi giorni dalla Bce – la presidente Lagarde ha annunciato che il Quantitative easing lievitava di altri 750 miliardi per quest’anno, 94 in più al mese. In totale, siamo dunque a ben 129 miliardi di acquisti al mese. E per questi ultimi 750 miliardi non sono neanche previste le condizionalità che di solito vincolano il Qe: ad esempio, non poter acquistare più del 33% dei titoli di un Paese. Un chiaro messaggio, rivolto ai mercati, di sostegno all’Italia. Arrivato dopo la devastante affermazione di Lagarde nella conferenza stampa del 12 marzo – “Non siamo qui per abbassare lo spread” – che aveva scatenato un pandemonio finanziario.

Cosa sono i coronabond?
Obbligazioni che l’Unione europea potrebbe emettere in un tempo delimitato, quello della pandemia in corso, per finanziare le politiche fiscali espansive. Permettere cioè agli Stati di far fronte all’emergenza economica, oltre che sanitaria e di ripartire con gli investimenti e la produzione. I coronabond sono simili, concettualmente, agli eurobond: titoli emessi durante la crisi dei debiti sovrani per finanziare i paesi ad alto debito a corto di liquidità per la sfiducia sui mercati nella loro solvibilità, nella capacità di ripagare i debiti.

E cosa si intende per Helicopter money?
Un’espressione che sta ad indicare  “i soldi gettati dall’elicottero”. Ovvero dati a pioggia a tutti i cittadini, in casi di gravissime crisi economiche per far ripartire la domanda. È quanto si propone di fare ad esempio il presidente Trump assicurando a ogni americano 1.000 dollari o più sul conto corrente. 

Cos’è la crisi da domanda? E in cosa differisce dalla crisi da offerta?
La crisi da domanda viene innescata dall’improvvisa e duratura frenata di consumi e investimenti.
La crisi da offerta è invece legata alle catene globale di produzione: la manifattura e le grandi imprese che chiudono perché non ricevono gli approvvigionamenti dall’estero. Però poi tutto si mischia: le aziende grandi e piccole chiudono anche perché non c’è domanda.

Cos’è la recessione?
Si parla di recessione quando il livello di Pil – il prodotto interno lordo che misura la ricchezza di un Paese o di un’area geografica, e che definisce in questo modello di misurazione la sua capacità produttiva – è negativo per due trimestri consecutivi. Gli economisti danno quasi per certa una recessione globale quest’anno per l’emergenza Covid-19. La domanda, che sottende una personale critica al semplice PIL come riferimento di valore creato, dovrà essere: quanto valgono salute e vite salvate?

Cosa si intende per junk bond?
Sono i titoli spazzatura, caratterizzati da un rendimento molto elevato perché rischiosi. Ovvero collegati ad un alto rischio di non riavere più i soldi investiti alla loro scadenza. Se i junk bond sono i titoli pubblici emessi da uno Stato sovrano per finanziare il suo debito pubblico, allora il pericolo è esponenziale. Perché gli investitori fuggiranno da quei titoli, cercando porti sicuri nei bond emessi da altri paesi. Ma una nazione che non riesce più a finanziarsi sul mercato è destinata al default, al fallimento. Chi decide quando un titolo è “junk” ovvero spazzatura? Le società di rating che danno un voto ai paesi, espresso in lettere dell’alfabeto. La D corrisponde ai junk bond e sta appunto per Default, fallimento. A rischiare questa pagella mortale sono soprattutto i paesi con un alto debito pubblico, come l’Italia. Ecco perché nei frangenti come questi – crisi sanitaria che si trasforma in recessione economica, necessità di manovre per sostenere il reddito di famiglie e imprese, aumento del debito pubblico già alto – il Quantitative easing della Bce può venire in aiuto. Laddove il mercato non compra i nostri Btp che ci servono per finanziare la sanità, la cassa integrazione, i congedi dei genitori e così via, allora supplisce la Bce con i suoi acquisti eccezionali.
Sottolineo che le agenzie di rating hanno avuto una responsabilità enorme nella precedente crisi finanziaria.


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