Gabriele Guglielmi, coordinatore di OpenCorporation e delle politiche internazionali FILCAMS CGIL
All’inizio del secolo Naomi Klein descriveva il radicale cambiamento nel capitalismo: se prima era centrale la fase della produzione di merci, successivamente quest’ultima è divenuta marginale. “Si impiegano sempre più forze e denaro sul marchio e sulla proposta di una serie di valori immateriali ed ideali da collegare ad esso (branding), con lo scopo di crearsi una propria fetta di monopolio.”
“Tali ingenti risorse monetarie che queste strategie richiedono derivano dal risparmio sulla produzione, che viene dislocata nei paesi del Terzo mondo dove l’azienda può sfruttare impunemente la manodopera” e le risorse del pianeta, aggiungiamo oggi con forza.
È in questo contesto che ci ritroviamo in quel “triangolo delle Bermude” formato da un circolo vizioso non più sostenibile per il Pianeta sovra-produzione, pubblicità, consumismo.
#Branding e comportramento aziendale.
Perché la #Ferrero, che non compare nei ranking dei brand 2021, compra pagine per pubblicizzare #Nutella #Kinder e altri marchi, col sottotitolo “Avere cura della qualità è la nostra migliore qualità” e #PhilipMorris ne compra altrettante per comunicare la propria “trasformazione”?
Secondo KANTAR BRANDZ 2021 MOST VALUABLE GLOBAL BRANDS il brand #Facebook oggi vale 226.744 milioni di dollari e quello #Marlboro ne vale 57.007.
#Reputation
Vuoi che sia Mark Elliot Zuckerberg che Jacek OIczac si siano fumati il cervello e così tanti milioni di dollari?
La chiave di lettura è “reputation”.
Oggi alla #PhilipMorris costa meno far dimenticare, oltre al famoso “cow boy”, il brand #Marlboro e #Zuckerberg spende meno a cambiare “faccia”, sia nei confronti degli, auto-dichiarati, 2,7 miliardi di profili vantati dal brand Facebook, che rispetto a coloro che “investono” in pubblicità.
Jacek OIczac CEO di Philip Morris propone la sua “vision of a smoke-free future” e Mark Zuckerberg che cambia brand

Per #Facebook, ecco un articolo di stampa fra i tanti che propone la chiave di lettura più evidente: Una rivoluzione aziendale per “ripulire” l’immagine del social network, al centro di non pochi scandali
Un articolo di stampa anche per “la multinazionale del tabacco Philip Morris che ha annunciato un piano di investimenti per l’Italia da 600 milioni in tre anni collegati ai prodotti senza combustione”
A proposito di articoli di stampa, non le gambe, ma la faccia di un calciatore francese è un brand che vale fra i 50 e 500mila euro.
Intoppo per Zuckerberg: Meta è già marchio registrato (da un’azienda di pc dell’Arizona)
La piccola società: “Non venderemo il nome per meno di 20 milioni di dollari“. Ma per gli esperti il patron di Facebook potrebbe riuscire ad aggirare l’ostacolo.
Zuckerberg e Meta ridicolizzati in uno spot turistico islandese
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