di Laila Castaldo Senior Coordinator UNI Commerce
Alla vigilia delle riaperture dei punti vendita del commercio al dettaglio nel settore della moda e dell’abbigliamento, tante ancora sono le domande e dubbi sia per le lavoratrici e lavoratori del settore che naturalmente per i consumatori.
Ad oggi, non siamo ancora in grado di misurare con certezza l’impatto economico e la perdita finanziaria derivante da quasi due mesi di chiusura. Molti analisti ed economisti stanno facendo delle stime e alcuni sembrano suggerire che lo shopping non sarà più lo stesso.
Sarà sicuro tornare a “fare shopping”?; “lo shopping non sarà più come prima”; “si farà molto più shopping on line”. Come cambierà il lavoro per gli addetti del settore, ora che bisognerà seguire un protocollo di sicurezza? Come cambieranno le mansioni all’interno dei negozi, se ci saranno più ordini on line? Sono solo alcune delle domande che circolano tra gli esperti del settore.
Quel che è certo è che il “rientro al lavoro” per le nostre lavoratrici e lavoratori nel settore della vendita al dettaglio non alimentare, sta generando grande incertezza e preoccupazione per la loro salute e sicurezza.
Mentre la dimensione dell’impatto ecomico richiede un’analisi più approfondita, la questione più pressante ora è quella di minimizzare il rischio di infezioni, man mano che i nostri iscritti tornano al lavoro.
E allora, mentre si lavora alacremente per rispondere ai requisiti di sicurezza dettati dal nuovo decreto, il sindacato internazionale UNI Global ha messo a punto delle linee guida sulla riapertura dei negozi di abbigliamento e ha lanciato una campagna su un “ritorno sicuro” al lavoro.
FILCAMS ha collaborato attivamente alla stesura delle linee guida soprattutto facendo riferimento alla sua esperienza con Zara e l’instancabile e minuzioso lavoro del suo comitato per la salute e sicurezza. Le leggi sulla salute e sicurezza in Italia sono molto più stringenti e severe rispetto a quelle di altri paesi, questo è servito, perché aziende come Inditex abbiano sentito la necessità di fare di più.
Ancor prima di passare alla fase 2 del confinamento, sindacati e datori di lavoro di molto paesi europei e extra europei di grande aziende multinazionali, si sono seduti al tavolo per definire le misure necessarie per una riapertura in sicurezza.
E mentre i nostri vicini svizzeri e francesi, cosi come i tedeschi e il Benelux hanno aperto già da qualche giorno, ci arrivano voci che le misure di prevenzione, applicate alla realtà di tutti i giorni mostrano già alcune carenze. Alcuni lamentano la mancanza di personale adeguato per seguire il protocollo, oppure la fila alle casse dovuta alle restrizioni e alle necessità di distanziamento sociale. Si parla di file chilometriche fuori dai punti vendita. Seppure questo affollamento sia probabilmente dovuto all’effetto di due mesi di chiusura, risulta necessario non ripetere gli stessi errori che sono stati fatti per il settore alimentare, costati la salute e anche la vita di lavoratrici e lavoratori.
Proprio per questo, è importante che ogni azienda possa contare su un comitato salute sicurezza che si occupi di monitorare l’attuazione del protocollo e correggerlo se dovessero verificarsi degli intoppi.
Se la responsabilità di adempiere alle regole di salute e sicurezza ricade sulle aziende, il ruolo della rappresentanza sindacale e del comitato salute e sicurezza, diventa essenziale per assicurarsi che ci sia un dialogo costante con gli addetti al lavoro e che questi ricevano un’adeguata formazione per l’attuazione dei relativi protocolli.
Ma torniamo alle iniziative di UNI Global.
UNI Commerce sta per lanciare una campagna mediatica per il ritorno sicuro al lavoro nei negozi di moda dopo la pandemia.
La campagna sostiene una nuova serie di linee guida per aiutare i sindacati membri dell’UNI, dall’Argentina all’Australia, a negoziare misure all’interno dei negozi per proteggere i lavoratori al dettaglio, i clienti e i fornitori esterni contro il Covid-19.
Le linee guida riguardano la pulizia e la disinfezione, i dispositivi di protezione individuale, la programmazione dei turni, il comportamento dei clienti e il distanziamento sociale nei negozi. Esse sottolineano anche il ruolo vitale dei comitati per la salute e la sicurezza nell’applicazione di questi standard.
“Non possiamo riaprire i nostri negozi e le nostre economie senza prendere provvedimenti per ridurre al minimo il rischio di un’altra epidemia”,
ha dichiarato Christy Hoffman, Segretario Generale di UNI Global Union.
“Affinché la vendita al dettaglio possa avere successo, i lavoratori e i clienti devono sentirsi al sicuro, mentre fanno acquisti e queste linee guida, applicate dai sindacati sul campo contribuiscono a garantire un ambiente di vendita al dettaglio sicuro e più sano”.
La spinta di UNI Commerce per un ritorno sicuro al lavoro è particolarmente necessaria laddove i requisiti governativi o gli standard settoriali sono deboli o inesistenti. Ad esempio, a seguito della controversa riapertura dei centri commerciali in Turchia, i sindacati turchi utilizzeranno le linee guida per promuovere una migliore protezione per le migliaia di lavoratori del fast fashion impiegati nei centri commerciali.
In Perù, l’adesione al nuovo sindacato dei lavoratori del settore H&M (Sindicato Unico H&M Perú) è raddoppiata negli ultimi mesi, poiché molti dipendenti del settore H&M si sono rivolti al sindacato per chiedere consigli e maggiore protezione contro il rischio di infezioni da Covid-19. Il sindacato utilizzerà la campagna per il ritorno al lavoro per contribuire a far crescere le loro fila e stabilire le rivendicazioni sindacali per le settimane e i mesi a venire.
“Queste linee guida incorporano le migliori pratiche di tutto il mondo, compreso ciò che abbiamo imparato dai lavoratori della vendita al dettaglio di alimenti e medicinali durante la pandemia, nonché i protocolli per il ritorno al lavoro negoziati con datori di lavoro come Zara”,
ha detto Stuart Appelbaum, Presidente di UNI Commerce and the Retail, Wholesale and Department Store Union negli Stati Uniti.
“Ma sappiamo che per attuare queste linee, c’è bisogno di contare su lavoratori impegnati e formati, e inseme a UNI continueremo a lavorare verso questo obbiettivo”.
Gli standard per un ritorno sicuro al lavoro nella vendita al dettaglio nel settore della moda sono stati elaborati sulla base dei criteri stabiliti da diversi sindacati, in particolare quelli di Regno Unito, Svezia, Italia e Spagna.
La campagna meditica farà uso di poster e di supporti visivi che UNI ha creato in differenti lingue proprio allo scopo di permettere una sua ampia diffusione a livello territoriale.
Alcune questioni riamangono comunque aperte e richiederanno un monitoraggio esteso e puntuale:
- aumento dello stress e del carico di lavoro soprattutto nelle ore di punta dovuto all’ingresso contingentato e alla necessità di disinfettare e mettere in quarantena i capi provati
- il comportamento abusivo da parte dei clienti più “impazienti” e meno comprensivi
- formazione del personale dei punti vendita su come seguire correttamente le regole senza pero dover svolgere mansioni di competenza di aziende specializzate come la igienizzazione dei locali di lavoro
- Coinvolgimento del comitato per la salute e la sicurezza e della rappresentanza sindacale
- Segnalazione in caso di non conformità ed eventualmente modifica del protocollo per adattarlo a nuove situazioni
UNI Commerce sta già pensando a un possibile sondaggio tra i suoi affiliati per verificare i fattori problematici della messa a punto di questi standard.
UNI Commerce rappresenta milioni di lavoratori del commercio al dettaglio in tutto il mondo. In precedenza ha pubblicato linee guida per i lavoratori del commercio al dettaglio di prodotti alimentari e, insieme ad alcune delle più grandi aziende alimentari e di generi alimentari, ha stabilito una serie di principi per la sicurezza durante la pandemia di Covid-19. L’UNI ha anche accordi globali con Inditex e H&M, che garantiscono i diritti fondamentali dei lavoratori del commercio al dettaglio in tutto il mondo.
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